I MOOC nascono da un principio di grande democratizzazione del sapere
che ha appassionato e coinvolto migliaia di persone. Non tutti però li
apprezzano. Cerchiamo di capire perché.
Massivo,
aperto, online e gratis. Tutto questo è riassunto nella sigla MOOC (Massive
Open Online Courses), i corsi che sono nati qualche tempo fa con l’intenzione
di offrire un’istruzione di livello superiore anche a chi non poteva
permetterselo, perché troppo distante dagli atenei o per ragioni economiche.
Con
i MOOC l’impossibile diventa realtà. Si potrebbe, ad esempio conseguire una
laurea a Harvard o a Stanford, a costo zero e senza mai muoversi da casa (o
dall’ufficio).
Un’idea
di grande democratizzazione del sapere che ha appassionato e coinvolto migliaia
di persone tanto, da aver fatto decretare dal prestigioso New York Times il
2012 come “anno del MOOC”.
“Accesso
libero e aperto alla conoscenza sono i pilastri ideologici di questi corsi – ha
detto Stephen Downes, programmatore e guru della formazione online – insieme
all’opportunità di imparare con metodo e organizzazione, in un luogo, il web,
sovraffollato d’informazioni caotiche e imprecise”.
La
storia dei MOOC inizia, come tante innovazioni digitali, nella Silicon Valley.
Presso la Stanford University, un centro di eccellenza internazionale. In
quelle aule Sebastian Thrun crea con due colleghi Udacity, una piattaforma di
corsi online gratuiti e lanciandola sul suo blog con questa suggestivo post:
"La nostra missione è di fornire istruzione superiore al mondo in modo
accessibile, attraente ed efficace. Noi crediamo che l'istruzione superiore è un
diritto umano fondamentale”.
In
Udacity è stato possibile imparare, gratuitamente e a distanza, programmazione,
Fisica, Intelligenza Artificiale e Robotica. In un anno, più di 150.000
studenti si sono iscritti ai corsi. In seguito, il MIT e Harvard EDX crearono
un'altra piattaforma di corsi gratuiti on-e presto le seguirono anche Berkeley
e Georgetown. Oggi la più ampia piattaforma chiamata Coursera, con sede a
Mountain View, conta più di due milioni di studenti e questo la rende più
grande università del mondo. Tra i suoi azionisti conta la Banca mondiale e la
Fondazione Carlos Slim.
Fanno
parte del network le università Pennsylvania, Michigan, Stanford, l'Ecole
Polytechnique, Technische Universität München, Hong Kong e Tokyo e tutte
mettono a disposizione autorevoli docenti universitari. La Sapienza di Roma, finora, è l’unica
università italiana del network che comprende 62 istituzioni.
L’esplosione
dei MOOC, come dicevo, è avvenuta nel 2012. Ma dopo, qualcosa è cambiato e la
crescita dei MOOC si è progressivamente arrestata. Quello che, gli esperti, ma
anche tantissimi studenti, trovano di poco attrattivo nei MOOC è una serie di
cause: la mancata assegnazione di crediti universitari, la durata lunga dei
percorsi formativi e l’applicazione di modelli didattici come quello del
«flipped learning» («insegnamento capovolto»), in cui si mixano momenti di relazione
via webchat, con il docente, o con contenuti video da lui proposti, ad altri di
discussione e verifica con i colleghi: dinamiche però rese difficili dal numero
di partecipanti ai corsi e dal fatto che questi abbiano, come può accadere, obiettivi e motivazioni differenti. È forse
anche per questo che si sono registrati altissimi tassi di abbandono, con una
media di solo 10% di studenti che terminano il percorso MOOC.
E a
questo si aggiunge il mancato obiettivo della democratizzazione e diffusione
verso il basso (ceti meno abbienti, studenti dei paesi emergenti, ecc). Alcune ricerche
hanno dimostrato che gli iscritti ai MOOC sono studenti di elevata classe
sociale con una formazione già elevata. Un sondaggio condotto dalla University
of Pennsylvania ha scoperto che oltre l'80% degli iscritti ai MOOC aveva già
una qualifica superiore.
Tutto
questo è comprensibile, sono dinamiche che in Teleskill studiamo e conosciamo
bene: è chiaro che, soprattutto all’inizio, ogni nuova tecnologia digitale
viene utilizzata da persone con grande abilità telematica, quelli che in gergo
si chiamano early adopters; inoltre è innegabile che i MOOC hanno bisogno di
grande fruibilità del web, di connessione ottima, circostanze ancora lontane da
essere raggiunte in alcuni Paesi
dell’Africa o dell’America Latina.
Continuano
inoltre le perplessità riguardo alle certificazioni dei percorsi, soprattutto
in Europa. Gli Stati Uniti hanno più strumenti per certificare i loro MOOC, ma
da noi c’è ancora molta difficoltà in tal senso. Tuttavia anche i critici più
feroci dei MOOC non si aspettano di veder sparire dai tools di apprendimento
questo formidabile strumento. Alcuni dei visionari che hanno creato il primo
MOOC stanno già lavorando su un modello chiamato “connettivista ibrido”che tenti
di sfruttare la connessione tra gli studenti molto più del contenuto stesso che
può insegnare un docente.
Di
recente è partita anche un’iniziativa paneuropea portata avanti grazie alla
collaborazione di 11 diversi partner e al sostegno della Commissione. Diretta
dall’EADTU, coinvolge molti paesi, compresa l’Italia, e prevalentemente le
università aperte, tra cui l’ITIU (Università telematica internazionale
UNINETTUNO).
Ma
forse il futuro e portare i MOOC anche fuori dai contesti accademici e
universitari. Una recente indagine dell’istituto Future Workplace suggerisce
che il 70% dei responsabili della formazione aziendale ha intenzione di
integrare i MOOC nei propri programmi di formazione, indicando anche alcune
raccomandazioni applicative:
- contenuti ad hoc e meno accademici;
- corsi più brevi;
- contenuti più vicini ai temi che riguardano lo
sviluppo della leadership;
- elementi di gamification.
Sono
tutti elementi che in Teleskill abbiamo già analizzato e che fanno parte, tra
altri non citati in questo articolo, di quello che noi chiamiamo e-learning 2.0.
Alcuni
dati interessanti sui MOOC provengono da un’indagine condotta a livello
mondiale da CorpU. Lo studio indica che il 69% di professionisti dell’area
formazione e sviluppo organizzativo vede nei MOOC la risposta alle esigenze di
formazione aziendale su larga scala. Sono tutti segnali che confermano che i
MOOC meritano attenzione, tanto più in un contesto, come quello attuale, in cui
una sempre più ampia parte dei budget viene speso per le attività online.
I
MOOC, infatti, possono offrire alle aziende il beneficio di essere scalabili e
raggiungere ampi numeri di persone, contenendo i costi, il che potrebbe essere
particolarmente apprezzato date le condizioni di contrazione dei budget che
interessano tante imprese.
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