lunedì 15 dicembre 2014

Postazione di lavoro digitale. Il mio punto di vista



Esistono diverse definizioni di azienda e altrettante di postazione di lavoro digitale. Ecco la mia visione, quella di un imprenditore legato strettamente alla passione per l’innovazione.

La postazione di lavoro digitale nasce per essere l’equivalente virtuale di uno spazio di lavoro reale. Perché sia efficace richiede però un’ottima pianificazione e gestione di diversi aspetti: e questo perché lo sviluppo di un ambiente di lavoro digitale significa affrontare nel suo insieme il coordinamento tra tecnologia, processi e persone.
In Teleskill, l’azienda che dirigo, le persone vengono prima di tutto. Sono loro che aggiungono un valore incredibile al progetto. Ma anche il cliente deve sentirsi a suo agio a operare e interagire in un mondo virtuale. Per questo, una postazione digitale deve privilegiare innanzitutto il confort e la semplicità d’uso, secondo la logica: “Putting People First”.
Il posto di lavoro digitale deve fornire 5 utilizzi primari:


  • Favorire la comunicazione e l'impegno dei dipendenti
  • Sviluppare la collaborazione
  • Offrire la condivisione di informazione e conoscenza
  • Permettere un rapido accesso alle applicazioni aziendali
  • Consentire la capacità di essere produttivi in qualsiasi momento e in qualunque luogo



  • Per funzionare al meglio, questi 5 elementi devono essere supportati da cinque attività di gestione, quelle espresse all’interno del grafico
    • Pianificazione strategica
    • Gestione operativa
    • Supporto proattivo per l'utilizzo della postazione
    • Interfaccia di alta qualità
    • Tecnologia affidabile, sicura e flessibile
    Questo è un modello, ma non è detto che tutte le aziende debbano adottarlo.
    Ciò che viene utilizzato per fornire il servizio può variare nel tempo in base al team e alle sue necessità.
    Le componenti più interessanti di una postazione di lavoro digitale sono le tecnologie e i metodi di lavoro che permettono alle persone di connettersi, collaborare, comunicare e collaborare senza essere necessariamente insieme faccia a faccia.
    Nel 2012 uno studio di Deloitte Consulting ha affermato che il posto di lavoro digitale deve comprendere tutte le tecnologie che le persone usano per produrre lavoro in modo virtuale; e quindi applicazioni HR, applicazioni di core business, e-mail, instant messaging, social media e aree meeting virtuali come videoconferenze e webinar. E-mail, intranet e videoconferenze sono componenti tipiche, è vero, ma ciò che rende il posto di lavoro digitale qualcosa di più e l’attitudine sempre maggiore delle persone a considerarlo l’unico modo di lavorare oggi possibile.
    Adesso che abbiamo compreso cosa è una postazione di lavoro digitale, possiamo meglio definire cosa non è:
    • Non è una nuova fantasiosa denominazione dell’intranet aziendale
    • Non è solo un social network
    • Non è solamente un’attività di gruppo
    È importante comprendere che una postazione di lavoro digitale efficace separa il lavoro da un luogo fisico (tradizionalmente l’ufficio) per gran parte del tempo. Questa maggiore libertà ha diverse implicazioni importanti non solo per le persone che lavorano, ma anche sul come si formano le squadre e sul come le persone si uniscono per risolvere i problemi e offrire migliore qualità e servizio.
    Le aziende che avranno successo in futuro saranno quelli che abbattere le barriere tra le persone, i luoghi di lavoro e le tecnologie e potenziare i propri collaboratori permettendo loro di essere produttivi e creativi, ovunque si trovino.
    L’innovazione è essenziale, ma – come recita il nostro pay off aziendale: “innovating with passion”, il vantaggio competitivo viene sempre dalle persone e dal modo in cui le si rende efficienti, creative e coinvolte grazie alle tecnologie prescelte.

    mercoledì 10 dicembre 2014

    Formazione. Il momento d’oro delle comunità di apprendimento professionale

    Sono sempre più diffuse le comunità, spesso on line,  in cui professionisti condividono competenze e conoscenze per trarne vantaggi reciproci



    Nella storia sono numerosi gli esempi di associazioni nate per sviluppare e tramandare conoscenze specifiche: le corporazioni artigiane, i circoli letterari, le correnti filosofiche, o artistiche, sono state le antenate delle nostre moderne comunità di apprendimento professionale e hanno avuto il merito di rendere disponibile lo scambio e il confronto tra persone con aspirazioni comuni, in epoche in cui l’istruzione non era molto diffusa.
    Oggi le comunità di apprendimento professionale (PLC – professional learning communities) sono proprio questo: luoghi privilegiati che hanno la funzione di offrire una nuova dimensione di sviluppo professionale, un punto d’incontro tra professionisti su temi comuni e spesso con il supporto della tecnologia digitale, grazie a strumenti come il webinar o la videoconferenza estesa.
    Le PLC sono un oggetto di studio di cui ci stiamo occupando da anni nell’azienda che dirigo: Teleskill. Ma per funzionare bene le PLC non possono più essere solo un luogo di conoscenze condivise, ma devono assolvere anche ad altre funzioni, più simili a quelle delle comunità di pratica dell’e-learning 2.0:
    • essere realizzate intorno alle necessità e ai desideri dei membri;
    • permettere ai partecipanti di gestire in modo autonomo il loro ruolo e il contributo offerto alla PLC;
    • offrire una reale opportunità di arricchire e approfondire la materia;
    • sviluppare l’apprendimento collaborativo tra i membri della PLC
    • creare un clima protetto per esprimersi, in cui si ha la libertà di commettere errori o inesattezze e che diventa esclusivamente un processo interno al gruppo;
    • crescere, decrescere, modificarsi in base al naturale ciclo di vita della comunità.
    • dotare gli attori della comunità di strumenti software comprensibili per comunicare la loro esperienza per agevolare la voglia di esplicitare le proprie personali competenze tacite a supporto della PLC (forum, videoconferenza, etc.)
    Infatti, le comunità di apprendimento professionale possono assumere varie connotazioni in base a come si sviluppano; possono assomigliare a una tribù che sopravvive attraverso l’apprendimento, a una banda di artisti alla ricerca di nuove forme di espressione, a un gruppo d’ingegneri che lavorano su problemi simili, a una cricca di alunni che vogliono contestare la scuola, a una rete di chirurghi nata per esplorare nuove tecniche… la configurazione non è importante purché sia favorevole all’obiettivo da raggiungere.
    Inoltre le PLC possono avere molte differenti vocazioni:
    • si potranno avere gruppi in cui insegnanti e studenti lavorano insieme, su una base orizzontale, per valutare la comprensione, imparare, e costruire nuove conoscenze;
    • si possono istituire PLC formate da insegnanti e web designer o social media manager, ad esempio, per identificare e mettere in pratica nuovi approcci didattici che sviluppino l'apprendimento con linguaggi più familiari agli studenti;
    • in una PLC educatori e genitori potrebbero lavorare insieme per costruire e sostenere un programma scolastico attento e di successo;
    • in un quartiere professionisti e cittadini potrebbero collaborare per sviluppare i progetti, le politiche e le procedure che riflettono gli interessi del territorio;
    • a livello globale, i formatori potrebbero lavorare insieme in tutto il mondo per imparare l'uno dall'altro su piattaforme che trascendano confini e distanze.
    Nelle PLC tutti vivono di connessioni tra interessi, richieste e idee. Sia che si lavori insieme side-by-side su base giornaliera o che ci s’incontri on line non è il luogo a definire la comunità, ma ciò che essa produce.

    Il ciclo di vita di una PLC comprende sei fasi: costruzione, comprensione, l'acquisizione di competenze, la risoluzione dei problemi, la diffusione di nuove conoscenze e la creazione di prodotti originali. Alla fine del ciclo di vita, i membri devono riorganizzarsi e tornare a un nuovo lavoro o sciogliersi, dopo aver completato i loro obiettivi.
    L'eredità di un PLC di successo dovrebbe essere dimostrabile è condivisibile con la società intera. Proprio come, un tempo, artisti, artigiani, e i loro apprendisti si sono riuniti per migliorare la loro arte, fornendo un contributo alla società che è ancora apprezzato nei musei di tutto il mondo, così le PLC dovrebbero cercare di ottenere effetti analoghi a lunga durata.
    È questo il vero vantaggio di tutta la tecnologia di cui disponiamo.  Non serve solo a essere connessi, ma a costruire conoscenza e sviluppo per tutti.

    lunedì 1 dicembre 2014

    5 motivi per cui l’e-learning cambierà profondamente il metodo formativo


    L'istruzione e la formazione sono fondamentali per sviluppare il progresso in tutti i settori della conoscenza. Purtroppo per molti, l'accesso all'istruzione non è sempre facile. Ci sono tante teorie su come l’istruzione possa essere migliorata, ma la possibilità di trasmettere e diffondere la conoscenza è uno dei passi più semplici, e al contempo più complessi, che possiamo progettare per migliorare gli standard di formazione globale. In questo articolo presento le mie riflessioni sul tema.

    1. Le esigenze della formazione cambiano rapidamente
    In tutti i Paesi occidentali si compiono ricerche e sondaggi per monitorare il gradimento della formazione scolastica e accademica. L’impressione è che spesso il sistema sia carente, vecchio e inefficace. Anche in Italia si ha la sensazione che le scuole non funzionino, che i programmi vadano rivisti, che la riforma del sistema scolastico sia irrinunciabile. È un dato di fatto che, aldilà di problematiche strutturali del settore scolastico, grazie alla tecnologia e al web gli scenari e le esigenze delle persone cambiano più velocemente e le istituzioni scolastiche faticano a stare al passo con i tempi.

    2. L’istruzione ha bisogno di più tecnologia
    Come detto prima, la quantità di persone non soddisfatte del sistema educativo nazionale implica la necessità di un cambiamento. L'era digitale ha superato il tradizionale paradigma “lezione e libro di testo” e oggi gli studenti si aspettano molto di più che l’apprendimento su un libro, e questo grazie alla quantità di informazioni facilmente reperibili su internet e attraverso i dispositivi mobili. Alessandro Baricco, nel suo saggio “I barbari” configura i nativi digitali come una generazione totalmente nuova, basata sulla possibilità di saltare tra i contenuti in modo orizzontale, in contrapposizione al modello verticale e nozionistico ereditato dalla rivoluzione post industriale.
    È ovvio, soprattutto per chi  come noi in Teleskill progetta e realizza e-learning da tanti anni, che portare tecnologia e formazione 2.0 in classe non significa dotare gli studenti di un tablet. La formazione social, l’e-learning 2.0, è un progetto integrato di contenuti coinvolgenti e di superamento del tradizionale schema “docente – discente” e perfino dell’orario scolastico. Oggi si può seguire una lezione anche la notte, comodamente dal proprio smartphone, se lo si desidera.

    3. Agevolare l’accesso all'istruzione
    L'accesso all'istruzione è uno dei più grandi ostacoli che il mondo affronta in questo momento. Anche nei paesi sviluppati, molte persone stanno lottando per guadagnare borse di studio, o lavorano duramente per pagare per la loro formazione universitaria e post-universitaria. In tal senso, progetti come i MOOC (Massive On Line Open Course) stanno dando un prezioso contributo, ma la strada da compiere è ancora molta. È ormai opinione condivisa che un corso FAD (formazione a distanza) ha il vantaggio di poter essere seguito dagli studenti senza faticosi spostamenti fisici e costose iscrizioni e tasse universitarie. E, se realizzato bene, può a volte superare gli obiettivi di formazione di un corso tradizionale. Chiaramente contenuti e interattività, comunità di pratica e library organizzate, centralità dello studente e linguaggio social sono fondamentali in questo tipo di progetti. Ma i vantaggi sono notevoli: gli studenti riconoscono subito i corsi che li rendono protagonisti attivi e che li spingono al massimo della loro esperienza formativa.

    4. Flessibilità dell’e-learning
    L’e-learning è diventato sempre più popolare, facendo diminuire drasticamente ogni connotazione negativa di apprendimento a distanza. Merito delle iniziative di Università importanti come  il MIT di Boston e la UC di Berkeley che offrono un ottimo catalogo di corsi online gratis. Ma quello che rende interessante l’e-learning e la possibilità, grazie ad esempio a Teleskill LMS, di aggiornare con semplicità i contenuti che così sono sempre i migliori disponibili. Inoltre oggi è possibile arricchire l’offerta con pillole formative, video, videoconferenze, gamification, insomma una grande varietà di strumenti che adattano il corso ai diversi target di studenti. Il tutto, senza dimenticare l’importanza dell’apprendimento collaborativo: l’e-learning diventa più flessibile e coinvolgente grazie all’integrazione di strumenti di apprendimento tradizionali (lezioni audio/video dei docenti) con nuovi strumenti di tipo collaborativo quali classi virtuali sincrone, comunità di pratica, dando la possibilità agli studenti di beneficiare dell'esperienza dei loro coetanei e diventare protagonisti dell’apprendimento, grazie a un modo più efficace e social d acquisire e conservare le nozioni. La sfida è incentivare i discenti a sentirsi parte attiva di una comunità, anche attraverso strumenti semplici, immediati e che replichino telematicamente piattaforme che utilizzano quotidianamente per fare altro.

    5. Istituzioni ed e-learning
    È chiaro che c’è molta resistenza da parte di istituzioni verticalizzate ad accogliere le prospettive offerte dal web e dalla formazione on line. Eppure il cambiamento appare difficilmente evitabile. Già adeso esistono alcune grandi piattaforme come la Open Universities Australia, un consorzio di 13 scuole con un mix di corsi di laurea e post-laurea, tutti a distanza.

    Occorre condividere a tutti i livelli le prospettive offerte dall’e-learning. Ad esempio, docenti e scuole possono ottenere grazie al web una platea più ampia per i loro corsi; i potenziali studenti possono fruire dell’offerta formativa più facilmente e non ha importanza se si trovino in Italia o in qualunque altra parte del mondo; e ancora i docenti potranno e possono offrire i contenuti formativi proprio lì dove ce n’è bisogno, si pensi ad esempio, a informazioni mediche e scientifiche disponibili on line dedicate a popolazioni alluvionate o colpite da epidemie. La formazione e l’informazione può raggiungere così persone impossibilitate a muoversi a causa dell’impraticabilità delle strade o per altre differenti cause.