mercoledì 29 ottobre 2014

MOOC. Un’istruzione accessibile tra ostacoli e opportunità.


I MOOC nascono da un principio di grande democratizzazione del sapere che ha appassionato e coinvolto migliaia di persone. Non tutti però li apprezzano. Cerchiamo di capire perché.



Massivo, aperto, online e gratis. Tutto questo è riassunto nella sigla MOOC (Massive Open Online Courses), i corsi che sono nati qualche tempo fa con l’intenzione di offrire un’istruzione di livello superiore anche a chi non poteva permetterselo, perché troppo distante dagli atenei o per ragioni economiche.
Con i MOOC l’impossibile diventa realtà. Si potrebbe, ad esempio conseguire una laurea a Harvard o a Stanford, a costo zero e senza mai muoversi da casa (o dall’ufficio).
Un’idea di grande democratizzazione del sapere che ha appassionato e coinvolto migliaia di persone tanto, da aver fatto decretare dal prestigioso New York Times il 2012 come “anno del MOOC”.
“Accesso libero e aperto alla conoscenza sono i pilastri ideologici di questi corsi – ha detto Stephen Downes, programmatore e guru della formazione online – insieme all’opportunità di imparare con metodo e organizzazione, in un luogo, il web, sovraffollato d’informazioni caotiche e imprecise”.
La storia dei MOOC inizia, come tante innovazioni digitali, nella Silicon Valley. Presso la Stanford University, un centro di eccellenza internazionale. In quelle aule Sebastian Thrun crea con due colleghi Udacity, una piattaforma di corsi online gratuiti e lanciandola sul suo blog con questa suggestivo post: "La nostra missione è di fornire istruzione superiore al mondo in modo accessibile, attraente ed efficace. Noi crediamo che l'istruzione superiore è un diritto umano fondamentale”.
In Udacity è stato possibile imparare, gratuitamente e a distanza, programmazione, Fisica, Intelligenza Artificiale e Robotica. In un anno, più di 150.000 studenti si sono iscritti ai corsi. In seguito, il MIT e Harvard EDX crearono un'altra piattaforma di corsi gratuiti on-e presto le seguirono anche Berkeley e Georgetown. Oggi la più ampia piattaforma chiamata Coursera, con sede a Mountain View, conta più di due milioni di studenti e questo la rende più grande università del mondo. Tra i suoi azionisti conta la Banca mondiale e la Fondazione Carlos Slim.
Fanno parte del network le università Pennsylvania, Michigan, Stanford, l'Ecole Polytechnique, Technische Universität München, Hong Kong e Tokyo e tutte mettono a disposizione autorevoli docenti universitari.  La Sapienza di Roma, finora, è l’unica università italiana del network che comprende 62 istituzioni.
L’esplosione dei MOOC, come dicevo, è avvenuta nel 2012. Ma dopo, qualcosa è cambiato e la crescita dei MOOC si è progressivamente arrestata. Quello che, gli esperti, ma anche tantissimi studenti, trovano di poco attrattivo nei MOOC è una serie di cause: la mancata assegnazione di crediti universitari, la durata lunga dei percorsi formativi e l’applicazione di modelli didattici come quello del «flipped learning» («insegnamento capovolto»), in cui si mixano momenti di relazione via webchat, con il docente, o con contenuti video da lui proposti, ad altri di discussione e verifica con i colleghi: dinamiche però rese difficili dal numero di partecipanti ai corsi e dal fatto che questi abbiano, come può accadere,  obiettivi e motivazioni differenti. È forse anche per questo che si sono registrati altissimi tassi di abbandono, con una media di solo 10% di studenti che terminano il percorso MOOC.
E a questo si aggiunge il mancato obiettivo della democratizzazione e diffusione verso il basso (ceti meno abbienti, studenti dei paesi emergenti, ecc). Alcune ricerche hanno dimostrato che gli iscritti ai MOOC sono studenti di elevata classe sociale con una formazione già elevata. Un sondaggio condotto dalla University of Pennsylvania ha scoperto che oltre l'80% degli iscritti ai MOOC aveva già una qualifica superiore.
Tutto questo è comprensibile, sono dinamiche che in Teleskill studiamo e conosciamo bene: è chiaro che, soprattutto all’inizio, ogni nuova tecnologia digitale viene utilizzata da persone con grande abilità telematica, quelli che in gergo si chiamano early adopters; inoltre è innegabile che i MOOC hanno bisogno di grande fruibilità del web, di connessione ottima, circostanze ancora lontane da essere raggiunte in alcuni  Paesi dell’Africa o dell’America Latina.
Continuano inoltre le perplessità riguardo alle certificazioni dei percorsi, soprattutto in Europa. Gli Stati Uniti hanno più strumenti per certificare i loro MOOC, ma da noi c’è ancora molta difficoltà in tal senso. Tuttavia anche i critici più feroci dei MOOC non si aspettano di veder sparire dai tools di apprendimento questo formidabile strumento. Alcuni dei visionari che hanno creato il primo MOOC stanno già lavorando su un modello chiamato “connettivista ibrido”che tenti di sfruttare la connessione tra gli studenti molto più del contenuto stesso che può insegnare un docente.
Di recente è partita anche un’iniziativa paneuropea portata avanti grazie alla collaborazione di 11 diversi partner e al sostegno della Commissione. Diretta dall’EADTU, coinvolge molti paesi, compresa l’Italia, e prevalentemente le università aperte, tra cui l’ITIU (Università telematica internazionale UNINETTUNO).
Ma forse il futuro e portare i MOOC anche fuori dai contesti accademici e universitari. Una recente indagine dell’istituto Future Workplace suggerisce che il 70% dei responsabili della formazione aziendale ha intenzione di integrare i MOOC nei propri programmi di formazione, indicando anche alcune raccomandazioni applicative:
  1. contenuti ad hoc e meno accademici;
  2. corsi più brevi;
  3. contenuti più vicini ai temi che riguardano lo sviluppo della leadership;
  4. elementi di gamification.
Sono tutti elementi che in Teleskill abbiamo già analizzato e che fanno parte, tra altri non citati in questo articolo, di quello che noi chiamiamo e-learning 2.0.
Alcuni dati interessanti sui MOOC provengono da un’indagine condotta a livello mondiale da CorpU. Lo studio indica che il 69% di professionisti dell’area formazione e sviluppo organizzativo vede nei MOOC la risposta alle esigenze di formazione aziendale su larga scala. Sono tutti segnali che confermano che i MOOC meritano attenzione, tanto più in un contesto, come quello attuale, in cui una sempre più ampia parte dei budget viene speso per le attività online.
I MOOC, infatti, possono offrire alle aziende il beneficio di essere scalabili e raggiungere ampi numeri di persone, contenendo i costi, il che potrebbe essere particolarmente apprezzato date le condizioni di contrazione dei budget che interessano tante imprese.

lunedì 13 ottobre 2014

10 consigli per rendere efficace un corso e-learning

Collaborazione e condivisione sono fondamentali per l'e-learning. A patto di utilizzare gli strumenti giusti.



Già da qualche anno in Teleskill promuoviamo una tipologia di formazione e apprendimento a distanza che chiamiamo e-learning 2.0
Altri lo chiamano open e-learning, altri ancora social e-learning si tratta comunque di sfumature, più o meno marcate che insistono sullo stesso argomento: la possibilità e l’efficacia di aprire l’e-learning ad approcci collaborativi, orizzontali e non verticali, superando la divisione tra docente e discente.
Di certo c’è che l'apprendimento collaborativo è una parte importante dell’e-learning. Infatti, permette agli studenti di beneficiare dell'esperienza dei loro coetanei e diventare protagonisti dell’apprendimento, grazie a un modo più efficace e social d acquisire e conservare le nozioni. La sfida è incentivare i discenti a sentirsi parte attiva di una comunità, anche attraverso strumenti semplici, immediati e che replichino telematicamente piattaforme che utilizzano quotidianamente per fare altro.

In quest’ottica condivido i miei 10 modi preferiti per creare corsi di e-learning che siano veramente interattivi, coinvolgente e innovativi.

1. Identificare gli strumenti più semplici
Nella scelta dei collaboration tools occorre concentrarsi su usabilità e accessibilità. Tanto per fare un esempio, in Teleskill abbiamo creato Teleskill Live che offre un’aula virtuale integrandosi in tutte le piattaforme più utilizzate come Moodle o Docebo, ma anche nei più utilizzati CMS come Joomla! e Wordpress. Teleskill Live permette di realizzare webinar, lezioni, conferenze ed è incredibilmente semplice nel suo utilizzo, anche perché è totalmente integrato, offrendo anche la possibilità di archiviare e rivedere gli eventi formativi, di interagire proprio come in una lezione reale, di valutarli con sondaggi on line, di condividerli sui social. Naturalmente, favorisce anche la tendenza degli studenti ad accedere da una varietà di dispositivi, come telefoni cellulari e tablet. La semplicità è essenziale perché i discenti possano concentrarsi su contenuti e lezioni, piuttosto che impegnarsi nel comprendere la tecnologia!

2. Raccontare il vantaggio dei collaboration tools
Comunicare i vantaggi delle scelte formative operate è fondamentale: gli studenti devono sempre essere informati dei benefici connessi con l'utilizzo degli strumenti messi a disposizione del gruppo. In caso contrario, potrebbero non avere la motivazione necessaria per ottenere il massimo da questi programmi e applicazioni. Comprensione, incentivazione e partecipazione attiva. I discenti devono sempre aver un atteggiamento pro-attivo, ma per farlo il contesto formativo deve essere… accattivante!

3. Sostituire rapidamente i vecchi metodi con i nuovi collaboration tools
Provate a determinare se ci sono pratiche correnti o attività del corso e-learning che potrebbero cambiare e migliorare la collaborazione e il coinvolgimento del gruppo di studio. Per esempio, c'è un progetto che potrebbe essere trasformato in un progetto interattivo e coinvolgente utilizzando i social network? O permettendo agli studenti di usare WikiExperience, il nostro tool per registrare e caricare videopillole multimediali accessibili a tutti? Il discente deve essere al centro del progetto, deve dare e ricevere competenze, per creare valore a tutta la comunità.

4. Condividere case history reali.
Le case history permettono agli studenti di vedere come ciò che stanno imparando può direttamente essere applicato nel mondo reale. Inoltre, consente di creare esperienze emotivamente più coinvolgenti. Anche qui le best practices possono essere condivise con Teleskill Live e permetteranno agli studenti di collegare le idee chiave del corso e-learning con il contesto professionale reale.

5. Creare web meeting / webinar facilita la conversazione nel gruppo.
L’apprendimento collaborativo è fatto di scambi di idee, di conversazioni. Creare un evento live che stimoli la discussione di gruppo, funziona in modo incredibile. La sessione può anche essere incentrata sulla condivisione di un video o di un altro documento da modificare tutti insieme. Quindi, si può incoraggiare gli studenti a parlare del contenuto e usarlo come guida per la discussione di gruppo in modo che sia la produttiva ed efficace. L’accesso al web meeting direttamente dalla Comunità di pratica aiuta a selezionare gli utenti che possono entrare (iscritti a quella comunità di pratica) e agevola l’usabilità e i contenuti dello scambio audio/video di idee).

6. Ricordare che i collaboration tools sono anche grandi strumenti di supporto allo studio.
Creare percorsi e aree di apprendimento collaborativo è di grande aiuto per il gruppo di studio. Gli studenti possono in modo rapido comunicare tra di loro se hanno domande o dubbi, o chiedere un feedback al docente su un progetto che è troppo difficile per loro.  Il tutto, condividendo file in videoconferenza, condividendo il proprio schermo, oppure scrivendo un word a più mani, come se si facesse un project work presenziale.

7. Creare progetti basati su video chat, instant messaging, e-mail. e meccanismi social
È utile sviluppare progetti o incarichi che incoraggino gli studenti a conversare tra di loro, sia attraverso conversazioni video, chat o instant messaging. Farli parlare e interagire l’uno con l'altro rende il processo di apprendimento stimolante e coinvolgente al tempo stesso. È utile creare strumenti che replichino in modo telematico metodologie di dialogo già utilizzate nei social network.
Ad esempio in Teleskill abbiamo aggiunto una componente social nella nostra piattaforma e-learning che permette a un utente iscritto di esprimere il proprio giudizio su una risorsa (file) inserita o su un post. Gli utenti potranno esprimere un voto (in una scala da 1 a 5 rappresentata graficamente con palline/stelline) al contenuto pubblicato in Mediateca. La funzione consentirà di identificare i contenuti più votati e di riportarli in un opportuno report. I contenuti più votati potrebbero essere visualizzati in un box in home page o in altri punti della piattaforma.

8. Incoraggiare gli studenti a lavorare insieme attraverso progetti condivisi.
Abituare gli studenti a usare i collaboration tools li stimola a condividere esperienze, feedback e opinioni con i loro coetanei. Nelle Comunità di pratica, ad esempio, gli studenti hanno una o più aree in cui lasciare commenti, chat, e discutere di argomenti in tempo reale, beneficiando della somma di conoscenze e competenze di tutto il gruppo.

9. Creare calendari condivisi per far rispettare scadenze e obiettivi.
Il web è liquido, ma un corso e-learning replica la vita reale. Occorre assicurarsi che gli studenti abbiano compreso e rispettino timesheet condivise. Questo li rende consapevoli che sono parte di un gruppo e li responsabilizza nei confronti dei compagni di studio. In Teleskill cerchiamo di affidare un ruolo predominante alla gestione di notifiche continue.

10. Ricordare che un docente è un facilitatore.
Il compito di ogni formatore on-line è facilitare il processo di apprendimento. I collaboration tools sono un supporto magnifico a questa missione e si può utilizzarli per guidare le conversazioni, per porre domande che attivino discussioni significative e per monitorare che tutto si stia muovendo nel modo più utile al singolo studente, ma anche a tutto il gruppo di studio. Ricordando sempre che un docente dovrebbe trasferire in modo semplice le competenze, senza sfoggiare l’utilizzo di termini, che seppur affascinanti, sono poco comprensibili.

mercoledì 1 ottobre 2014

3 pensieri che ho portato con me dalla SIREF Summer School 2014

È stata un’esperienza molto bella poter partecipare a un incontro così stimolante e innovativo. Un’occasione di crescita umana e professionale in cui ho potuto condividere l’approccio Teleskill all’innovazione della formazione, ma soprattutto conoscere e apprezzare i punti di vista di professionisti di grandissimo livello.
Ecco tre citazioni che mi accompagneranno nel mio lavoro dei prossimi mesi:

S.E. Monsignor Lorenzo Leuzzi: “La vera sfida è far sentire i discenti protagonisti di una progettualità formativa”, perché, a mio modo di vedere questa è la vera criticità per applicare l'apprendimento collaborativo.

Prof.ssa Giuditta Alessandrini: “L'innovazione deve avvenire all'interno di un nucleo per favorire cooperazione e creazione di competenze, anche trasversali”. Anche questo è un concetto di grande rilievo, l’importanza del gruppo è determinante, così come le competenze trasversali.

                       

Prof. Umberto Margiotta: "L'innovazione è cosa diversa da modernizzazione". Questa è una distinzione davvero pertinente. Sottolinea come l’innovazione porti vero cambiamento, al contrario della modernizzazione che è un semplice adeguamento dello status al nuovo standard.