martedì 15 aprile 2014

Aiutare prima di tutto. Il metodo Teleskill per vendere, prevede partecipazione e coinvolgimento prima di tutto.


Nel web, nei social, si parla sempre più spesso di contenuti utili, di contenuti di qualità. Sono d’accordo, pienamente d’accordo, ma – come spesso succede – il digitale non è altro che una replica di meccanismi già efficaci nella vita reale.


Per questo, nella mia azienda, ci occupiamo, prima di ogni cosa, di capire e aiutare le persone a risolvere i loro problemi e, solo in una fase successiva, a proporre le nostre soluzioni informatiche.

In questi giorni si parla molto di “Youtility”. Con quella capacità ammirevole che hanno gli americani di standardizzare i processi, si indica con questo temine un fenomeno simile al nostro modo di operare. “Why smart Marketing is about Help, not Hype” è il manuale di Jay Baer che esplora questa tecnica indicando la via per vendere: creare “aiuto” (help), non “strillo” (hype).



Il saggio verte su un marketing così utile che la gente sarà felice di pagare. Impostato su “Help, not Hype”. La differenza tra aiutare e vendere sta tutta in due lettere. Ma queste due lettere sono i fattori determinanti del successo del business oggi, a sentire l’autore.


È sempre interessante quando gli studiosi ci restituiscono organizzato un pensiero che magari coltiviamo istintivamente, per indole, per filosofia aziendale: moi abbiamo sempre pensato che gli affari si fanno solo essendo utili, guadagnando credibilità, recuperando affidabilità. Naturalmente, è un passaggio non semplice da realizzare in principio: richiede l’accettazione di una svolta, della sfida dell’innovazione. In Teleskill ho la fortuna di lavorare con colleghi che hanno condiviso totalmente questa impostazione… che è poi il nostro talento principale. Prima di tutto noi cerchiamo di metterci nei panni del cliente, di vedere il mercato solo dal suo punto di vista. Molte delle nostre innovazioni più vendute sono nate così.

Sempre in ottica di aiuto, di partecipazione attiva, le nostre soluzioni sono progettate e sviluppate oltre che sui clienti, sugli utenti finali. Cosa significa? Che devono essere semplici, intuitive. L'utente deve essere concentrato sul motivo per cui ha fatto ingresso sulle nostre piattaforme (ad esempio la formazione a distanza) piuttosto che cercare di imparare ad utilizzarle. Insomma progettiamo soluzioni per cui non c’è davvero bisogno di manuale di utilizzo.

Oggi leggiamo che questo approccio si chiama Youtility ed è una bella novità, spero che siano sempre di più le aziende che lo condividano. In alcune interviste di oltre 2 anni fa, raccontavo che il mio interesse, la mia passione, è la crescita complessiva del web, e della semplicità d’uso della tecnologia per aziende e persone.


Il mercato ci ha dato ragione e per questo continueremo a offrire sempre più help e sempre meno hype.

(articolo di Emanuele Pucci)


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